Ai tempi del virus

A PROPOSITO DELLA COMUNICAZIONE AI TEMPI DEL VIRUS

Tutto cambia e tutto si trasforma o si adatta, per creare, crescere o sostituire...proprio come è successo in questo periodo in cui la comunicazione ha dovuto fare i conti, inevitabilmente, con una nuova modalità.

Così mi ritrovo a riflettere e osservare: questo è il libero pernsiero, senza pretese, di ciò che ne è venuto fuori.

....

Gli occhi vagano a destra e sinistra; le parole scorrono, ma loro, GLI OCCHI, non si danno pace.

A volte si soffermano sullo schermo, ma cercano un appiglio, che immancabilmente non trovano: occhi spersi e spaesati, per lo più.

Manca l'aggancio, manca il...

CONTATTO

il contatto

VISIVO

quello che permette la conferma, l'arricchimento del significato, quello che mi dice 

" CI SONO E SO CHE CI SEI"

so che mi ascolti e comprendi

quello che fa entrare TE in ME e ME in TE...

E' ormai esperienza comune, prima di pochi, ora di tutti, chi più chi meno: almeno una volta al giorno c'è una videochiamata, una videolezione, una videoconferenza...

video video video

Io li vedo, i tuoi occhi, ma non mi ci specchio e non posso pretendere che tu colga le sfumature di ciò che voglio dirti.

Cosmonauti senza gravità che restano sospesi nello spazio, ai nostri occhi viene a mancare qualcosa, alla nostra mente viene a mancare qualcosa, al nostro "essere" viene a mancare qualcosa: la porta è aperta, ma la luce non filtra.

Eppure ce la caviamo bene, andiamo avanti, pur consapevoli che questo è un surrogato di una comunicazione vera, una fase temporanea, riusciamo a passarci informazioni anche senza guardarci in faccia.

Ma....

Sarà una mia deformazione professionale, ma sento la mancanza e la necessità profonda anche di questo contatto.

Quando comunichiamo, non siamo così sprovveduti da pensare che bastino le parole, ma sappiamo che entra in gioco tanto altro: comunichiamo con tutto noi stessi, con la potenza della voce, le sue intonazioni, i suoi alti e bassi; con le espressioni del viso che rinforzano e sottolineano; con la gestualità che come un maestro d'orchestra dirige il flusso del discorso, con la postura del corpo (e altro ancora).

Parte di tutto questo passa attraverso l'udito e raggiunge il cervello che integra, decodifica, elabora, ma gran parte passa attraverso la vista, arriva al cervello e "sveglia" tutta una serie di neuroni.

Il cervello si "illumina" di connessioni che partono, "fremono", attivano, vanno a spronarne altri, si incontrano con quelli attivati dall'udito, si salutano, si scambiano informazioni, come vecchi amici si ricordano di esperienze passate e tessono una trama che fa da sfondo alle nostre esperienze, alle nostre emozioni e poi insieme ragionano ed emettono una loro conclusione: una risposta a ciò che ha richiamato questo "assembramento di neuroni".

Tutto questo accade continuamente, nell'arco di pochi istanti, perché l'uomo è un essere eccezionale.

E' così che si crea un dialogo, diverso dal monologo proprio per uno scambio attivo, dinamico, reciproco.

Quindi ricordiamoci che , fondamentalmente, l'essere umano è un "essere sociale" che si nutre di relazioni, che passano anche attraverso gli occhi.

Fintanto che non possiamo toccarci e stringerci, tocchiamoci con gli occhi, re-impariamo a guardarci negli occhi, regaliamo agli altri una parte di noi...attraverso lo sguardo.

Tutto cambia e si trasforma o si adatta...in questo magari non adattiamoci! 

La ripresa sarà anche RI prendere le buone vecchie abitudini che ci portiamo dentro da millenni, come un tesoro, per portare avanti la nostra specie....o meglio, 

la nostra Vita.

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