Il contatto visivo

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Fin dai primi istanti di vita il bambino entra in relazione con il mondo che lo circonda, ma principalmente con la mamma con la quale ha condiviso fino a quel momento un rapporto intimo e viscerale.

Appena nato la vista del piccolo non è ancora ben sviluppata e non è in grado di distinguere bene i contorni e mettere a fuoco. Si tratta di un innato meccanismo di difesa che l'uomo si porta dietro da millenni, per poter affrontare la nuova realtà, già piena di suoni, odori, luci e ombre, un po' alla volta. Ma le trasformazioni non tardano a venire; già verso la fine del primo mese il bambino inizia a visualizzare oggetti/persone che si pongono di fronte a lui ad una distanza di 20/30 cm .

E' particolarmente attirato dal viso e dalla triangolazione formata dagli occhi e dalla bocca. La distanza di 20/30 cm è proprio quella tipica dell'allattamento (non a caso!), ma che si ripropone anche durante il cambio del pannolino o quando per istinto ci si avvicina alla culla per parlare al bambino, entrambi momenti di accudimento importanti.

Quando il bambino incontra per la prima volta lo sguardo della mamma, ecco che scatta una scintilla: la mamma si accorge che gli occhi del suo piccolo la stanno GUARDANDO, non vagano più incerti e a caso.

IN QUELLO SGUARDO SI RICONOSCONO
CON QUELLO SGUARDO SI PARLANO

ATTRAVERSO QUELLO SGUARDO NUTRONO L'AMORE RECIPROCO

GRAZIE A QUELLO SGUARDO IL BAMBINO FONDA LE BASI DELLA SUA VITA SOCIALE

Di lì in avanti sarà un ciclo che si autoalimenta tra madre e figlio, andando ad unirsi ed integrarsi insieme agli altri sensi per permettere uno sviluppo armonico di tutto l'essere del bambino.

Facciamo un grande balzo in avanti nel tempo: vi ricordate gli innamoramenti adolescenziali ( non solo)? Quando anche solo incrociare lo sguardo della persona che ci piaceva, ci faceva battere il cuore?! In quella frazione di secondo ci si sentiva toccati profondamente...

Oppure: durante, una conversazione, sentiamo la necessità di incontrare gli occhi della persona con cui stiamo parlando, perché quegli occhi sono un appiglio, una conferma, un sostegno ... senza quello sguardo non ci sentiamo realmente ascoltati. (Quante volte abbiamo detto: "Guardami quando ti parlo"!)

Non per niente si parla di CONTATTO VISIVO!

Il contatto visivo è fondamentale per l'apprendimento, perchè ci permette di focalizzare l'attenzione, di specchiarci nell'altro, di attivare l'empatia, ma non solo.

A livello neurobiologico il contatto visivo scatena una serie di reazioni incredibili.

E' grazie al contatto visivo, infatti, che si attivano i neuroni specchio!

Negli anni novanta un neuroscienziato italiano, Rizzolati, ha osservato per la prima volta questo gruppo di neuroni particolari che:

"sono una classe di neuroni motori che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un'azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione finalizzata compiuta da un altro soggetto qualunque".

Cosa vuol dire?!

Grazie ad essi, in modo per noi inconscio, il nostro cervello sperimenta movimenti, anche legati al linguaggio (movimenti articolatori, la prosodia, espressioni facciali...)

Ovvero: mentre ti guardo parlare nel mio cervello si attivano gli stessi neuroni che TU stai attivando per parlare, articolare i suoni, gesticolare.

Queste attivazioni creano una memoria a cui il bambino appena nato e in crescita attingerà quando sarà pronto, per creare le prime parole e per interagire con gli altri.

In un certo senso il linguaggio parlato è dentro di noi ancor prima di poterlo esprimere, grazie alla relazione con gli altri!

ps.: si parla di "mamma" come figura che si prende cura del bambino, ma ciò non toglie in alcun modo che le altre figure siano altrettanto importanti.


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