Così ho conosciuto "La traviata" 

10.03.2021
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MT aveva la sua bell'età, ma la portava bene. Nemmeno l'ictus aveva intaccato la sua signorilità e fierezza.

La chiamavano "la professoressa" perché quello era stato il suo mestiere, ma, conoscendola, direi più che altro la sua vocazione. I suoi alunni, ormai oltre gli "anta" da un po', incontrandola la salutavano sempre con rispetto e considerazione. Non poteva essere diversamente: con il suo portamento comunicava sicurezza e determinazione, i suoi occhi erano vivaci e curiosi e il suo sorriso schietto e limpido.

Aveva lasciato il segno in tutti loro. 

Certo io non l'ho avuta come insegnante, ma l'ho incontrata sul percorso della mia vita di logopedista e se io sono stata d'aiuto a lei, sicuramente lei lo è stata per me.

Dopo l'ictus la sua testa le faceva brutti scherzi; non era più padrona delle parole, come lo era sempre stata: le uscivano diverse da quelle che voleva dire e si arrabbiava, ma solo per un attimo, poi andava avanti tenace, un esercizio dopo l'altro, sempre con il sorriso. Nel silenzio le sue connessioni neuronali stavano ricreando nuove vie: operai all'opera costante, ininterrotta, diretti da un mastro cantiere intransigente ed esigente. I progressi si vedevano, o meglio, si sentivano e ci permettevano di fare anche discorsi più vasti. E' stato in uno di questi incontri che ha iniziato a parlarmi della sua passione per l'opera: Puccini, Verdi, Bizet...

Il mio unico ricordo legato all'opera risaliva alla quarta superiore. La professoressa di italiano (mitica professoressa Barone - ricordo che dopo tanti anni dalla fine della scuola, avevo già tre figli, aggirandomi tra le bancarelle del "Salone del libro di Torino", sento una voce che mi riporta in aula, tra i banchi di scuola, all'improvviso. Possibile fosse lei?! Mi giro, le chiedo "Mi scusi ma lei è la prof...? Era proprio lei, con la sua voce e il suo accento romano inconfondibile...fantastica) aveva proposto di andare a vedere un'opera al teatro Regio di Torino e io avevo aderito, perché mi sembrava una cosa interessante...della serie "provare per credere" o meglio per smentire l'adolescenziale convinzione che l'opera fosse noiosa. Ricordo il teatro, la moquette rossa, le luci e poi il buio, prima che si aprisse il sipario. Ricordo questo e poco altro perché inesorabilmente mi addormentai, senza riuscire così a sfatare quella convinzione, almeno per me... io ci avevo provato!

Raccontai questo episodio a MT, ma le si illuminavano gli occhi quando parlava delle "arie" e non si poteva non ascoltarla o contraddirla. Di una in particolare mi ha talmente parlato che mi ha convinta ad avvicinarmici, non prima di aver letto il libro da cui era stata tratta.

Ed eccomi quindi con una copia un po' ingiallita, un'edizione degli anni '70, della "Signora delle camelie" di Alexandre Dumas uscita direttamente dalla sua libreria. L'ho letto d'un fiato e poi un pomeriggio d'estate con MT ho guardato "La traviata", in VHS, a casa sua, tapparelle abbassate, il silenzio intorno, solo le voci degli artisti

e gli occhi luccicanti di MT

Di quell'amor ch'è palpito | dell'universo intero, | misterïoso, altero, | croce e delizia al cor. 

( Alfredo: scena III)

Supefluo dire che non mi addormentai, ma che anzi... mi innamorai.