Di volpi e di bolle

15.10.2021

Ci siamo ritirati, rintanati, come volpi inseguite dai cacciatori, spariti dalla faccia della terra per mesi per la paura.

Siamo timidamente usciti, per riguardarci negli occhi, solo quelli, perché il resto era coperto.

Ci siamo adattati, pur di rivenire alla luce.

Abbiamo trasformato i luoghi in posti sicuri, mettendo distanziamenti, muri trasparenti, divisori materiali e anche immateriali.

Sappiamo prendere le misure come prima non sapevamo fare.

Il metro è la nostra misura, quella che ci è entrata dentro, che è scritta a lettere indelebili nel nostro io. Con quella ci muoviamo, ci relazioniamo. 

UN METRO da me e sono sicura. 

UN METRO per te e sei sicuro. 

UN METRO di bolle invisibili che ci proteggono.

Abbiamo stravolto il concetto di socialità, facendoci vivere l'altro come un pericolo, una minaccia, ma siamo stati bravi, credo, obbedienti, diligenti, chi per etica, chi per altruismo, chi per egoismo.

Oggi per me è il giorno zero, il giorno in cui tutto nuovamente si stravolge

Il giorno in cui in quei luoghi sicuri, approvati, certificati come "a norma", dopo mesi di collaudo sul campo, si può entrare "solo se"S

olo se... che vuoi che sia? 

Ancora un piccolo sforzo e ce la faremo

E allora entriamo nelle scuole, nei posti di lavoro, nei cinema, nei teatri, solo se... ennesime nuove leggi vengono rispettate, se siamo diligenti, obbedienti, chi per etica, chi per altruismo, chi per egoismo, chi perché deve pur mangiare.

Poi, mentre entriamo, ci accorgiamo che il concetto di distanziamento è nel frattempo un po' cambiato

Che fine ha fatto IL METRO, UN METRO DA TE E DA ME?

In alcuni posti si può entrare a capienza piena, in altri hanno alzato il numero di persone consentite, sui mezzi di trasporto stessi (grande nodo cruciale fin dall'inizio) la capienza è passata dal 50 al 70% già da fine agosto.

"Ci proteggeremo stando distanziati" era un mantra, me lo ricordo... o mi sbaglio? Certo mi confondo, non era proprio un metro, forse era la distanza di un braccio, più o meno. Un braccio mio o tuo, o forse meno.

Mi confondo di sicuro e soprattutto voglio vivere

Se per vivere devo chiudere un occhio, che vuoi che sia, mi sono già abituata a non vedere la bocca.

Un po' per volta chiuderò entrambi gli occhi e così potrò riposare, non dovrò preoccuparmi, c'è chi penserà a me. Chi ridefinirà il concetto di "METRO" e io ballando nella mia bolla vivrò

Non sono più sottoterra, nella tana come la volpe

Sono ritornata alla luce. Vedo la luce del sole solo attraverso la bolla

Ma che vuoi che sia?


Illustrazione di Eva Eriksson da "La volpe e il Tomte" di Astrid Lindgren