Il fagotto
Fine anni '60. Un gruppo di ragazzi e ragazze si stanno
incamminando per andare alla festa del paese vicino, dove si mangia e si balla
sul "ballo a palchetto". Un passo dopo l'altro, tra chiacchiere, risate
e canti, quando l'auto era un lusso che non tutti si potevano permettere. Quindi
via, a piedi, al calar del sole sulle strade impolverate. Mezz'ora o un'ora di
cammino che vuoi che sia?!
Ragazze in gonna, capelli legati o magari un po' cotonati, all'ultima moda. Ragazzi in camicia attillata con i colletti a punta e pantaloni a zampa di elefante.
La sentite l'allegria? Io la sento come fossi lì.
E' un'immagine che mi è stata consegnata da chi me ne ha parlato più volte, con nostalgia e orgoglio. L'orgoglio del "ci bastava essere insieme, non ci serviva nient'altro".
Tra le cose da portarsi appresso c'era il "fagotto". Ovvero, si metteva in un canovaccio il necessario per mangiare: piatto, posate e bicchiere. Ognuno aveva il suo fagotto. Era normale.
Quella normalità è stata stravolta dall'arrivo della plastica. "Benedetta plastica", hanno pensato ingenuamente, che rende più comoda la vita, "non devi più portarti dietro un peso e sei più libero".
Usi e getti, usi e getti... Una libertà a caro prezzo.
Ad anni di distanza la comodità dell' "usa e getta" si fa fatica a scalzare, nonostante le evidenze che l'introduzione di questo modo di comportarsi sia stato uno dei più grandi errori commessi da noi paesi sviluppati. Una modalità che si è diffusa in tutto quello che ci riguarda (cibo, vestiti, tecnologia, ricordi ...) e ci ha travolti.
Così mentre guardo mia figlia che si sta preparando per andare al centro estivo, sento un leggero ma profondo senso di sollievo nel vederla mentre si prende il suo piatto e le sue posate e li mette in un sacchetto biodegradabile. Un fagotto 2.0.
Al centro estivo dell'ostello di Lussello di Villadeati gli organizzatori hanno lanciato questa proposta: un fagotto al posto di piatti e posate usa e getta. Perché si più sprecare di meno se ognuno fa la sua parte.
La speranza è sempre nelle nuove generazioni che hanno però bisogno che gli adulti per primi aderiscano a proposte come queste.
Una piccola goccia in un mare malato e pieno di plastica.
Ma mai come in questo periodo di siccità sappiamo quanto anche piccole gocce d'acqua possano essere preziose!
Se la comodità a tutti i costi sta uccidendo il pianeta, non di meno spegne quella sana allegria del "ci bastava essere insieme, senza nient'altro".
Può l'allegria rinascere da un "fagotto" e da un passo dopo l'altro insieme? Lo spero proprio!