Essere genitori
Le frasi che proprio non riusciamo a non dire
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Una volta che abbiamo imparato a fare una cosa, se prima ci sembrava difficile, ecco che subito diventa più semplice, famigliare, a volte quasi scontata.
Questo capita quando impariamo a scrivere, andare in bici senza rotelle, guidare e tante altre cose ancora (cucire, stirare, nuotare, usare un computer...). Quasi non ci ricordiamo più della fatica che facevamo all'inizio quando andavamo per tentativi, ci dovevamo correggere, dovevamo calibrare tutta una serie di movimenti e pensieri, ricordare una serie di passaggi.
E' quasi certo che non abbiamo memoria, perché eravamo troppo piccoli, di quanto non fosse scontato il mettere insieme le parole.
La sensazione comune è che parlare sia una abilità spontanea, che arriva senza bisogno di processi particolari. E invece non è così (vi rimando agli articoli sul linguaggio)
Ma questo cosa implica?
Quando io genitore (nonno/a) mi trovo di fronte a mio figlio/nipote che pronuncia male alcune parole il primo istinto è di dirgli:
"ripeti bene...
si dice SOLE NON TOLE
SOOOO L E"
scandisco anche bene, perché sono convinto che questa sia la soluzione.
Oppure "se vuoi puoi dirlo bene",
"se ti impegni ce la fai"
" dillo con calma"
Mettiamoci per un attimo nei panni di nostro figlio:
Papà/mamma, che io amo con tutto me stesso e che mai vorrei deludere, mi sta chiedendo di ripetere una parola. Io la ripeto. Facile che ci vuole?!! E la ripeto giusta (per me) sono stato bravo!...Ma allora perché me lo chiededono ancora? Ho sbagliato? Cosa ho sbagliato? Mi spiace ma proprio non riesco a dirla come vuoi tu, anche se mi impegno. Ho deluso mamma/papà?
Occhio a non minare l'autostima di nostro figlio!
In che modo glielo stiamo chiedendo? Con che frequenza? Con che insistenza?
"No, ma glielo chiedo solo qualche volta" mi sento dire.
Quando il processo di sviluppo del linguaggio è fluido e progressivo questi momenti richiestivi da parte dei genitori, sono solitamente brevi, non si protraggono nel tempo, perché l'evoluzione segue il suo corso.
Tuttavia da Einstein in avanti sappiamo che il tempo è relativo e quello che per uno può essere breve per un altro può essere infinito.
Quando invece subentra un disturbo del linguaggio (suoni detti male, parole "attorcigliate" che non è un termine tecnico, ma serve per dare l'idea di quei processi fonologici che rendono le parole più "confuse", difficili da comprendere, "le dice a modo suo") rischiamo di fare una richiesta che davvero si scontra contro una difficoltà.
Faccio sempre questo esempio: c'è un libro su un ripiano alto della libreria. Chiedo a mia figlia di prendermelo, per favore. Ma lei è piccola, è troppo bassa, non ce la fa, non ce la può fare anche volendo con tutta se stessa. Ha bisogno di una scaletta, di un aiuto per arrivare dove lei da sola non arriva. Dobbiamo essere noi a dargli quella scaletta.
Quali possono essere le scalette che un genitore può tirare fuori?
- Il tempo: ci sono suoni che arrivano dopo ad altri, una sorta di progressione fonemica. Inoltre un bambino può raggiungere alcune "tappe" del linguaggio con tempi diversi ...Diamogli tempo
- Ripetiamo NOI la parola correttamente una volta sola, subito dopo.(non facciamola ripetere dal bambino). Gli daremo così il messaggio che abbiamo capito quello che ci voleva dire, oltre a fornirgli lo stimolo corretto. Se per esempio dice: "mamma guarda che bel tole" Noi ripeteremo prontamente:" Il sole, sì è proprio bello". So che ha detto la parola "male", ma non glielo faccio notare e lo sostengo nella sua autostima, intervenendo in modo indiretto
- Leggere favole: consiglio sempre di leggere insieme ai bambini, per passare del tempo con loro e arricchirne linguaggio in un modo adeguato alla loro età
Per tutto vale la regola del buon senso, del saper calibrare e dosare i nostri interventi e dell'empatia, ovvero del sapersi mettere nei panni degli altri.
Se poi abbiamo dei dubbi circa i tempi di sviluppo del linguaggio, se siamo preoccupati perché ci sembra che da troppo tempo non ci siano cambiamenti nel modo di parlare di nostro figlio/a allora chiedete una consulenza ad una logopedista, potrete confrontarvi ed avere indicazioni utili su cosa fare.